Disturbi Specifici dell’Apprendimento
I Disturbi dell’Apprendimento sono più generalmente noti come dislessia, anche se questo termine oggi non li comprende più tutti.
Infatti, col perfezionarsi delle conoscenze e l’approfondimento degli studi, si è progressivamente aggiunta una nuova terminologia, utile a specificare meglio i vari tipi di problemi di apprendimento, come disgrafia, disortografia e, in tempi decisamente più recenti, discalculia.
La recente legge 170/2010, all’art.1, così elenca e definisce i Disturbi dell’Apprendimento:
- Ai fini della presente legge,si intende per dislessia un disturbo specifico che si manifesta con una difficoltà nell’imparare a leggere, in particolare nella decifrazione dei segni linguistici, ovvero nella correttezza e nella rapidità della lettura.
- Ai fini della presente legge, si intende per disgrafia un disturbo specifico di scrittura che si manifesta in difficoltà nella realizzazione grafica.
- Ai fini della presente legge, si intende per disortografia un disturbo specifico di scrittura che si manifesta in difficoltà nei processi linguistici di transcodifica.
- Ai fini della presente legge, si intende per discalculia un disturbo specifico che si manifesta con una difficoltà negli automatismi del calcolo e dell’elaborazione dei numeri.
- La dislessia, la disgrafia, la disortografia e la discalculia possono sussistere separatamente o insieme.
In ogni caso, sia che continuiamo a parlare di dislessia o che specifichiamo meglio di che disturbo si tratta, non è un problema di intelligenza. In altre parole, chi è portatore di un Disturbo Specifico dell’Apprendimento (DSA) non è meno intelligente degli altri.
Giusto per citare un esempio noto al mondo internazionale, pensiamo allo scrittore moderno, francese, Daniel Pennac, autore di molti libri di stupefacente ironia e di grande profondità psicologica. In modo spiritoso, parlando di sé, nel suo Diario di Scuola egli scrive: «Figlio della borghesia di stato, cresciuto in una famiglia affettuosa, senza conflitti, circondato da adulti responsabili che mi aiutavano a fare i compiti… Padre laureato al politecnico, madre casalinga, nessun divorzio, nessun alcolizzato, nessun caratteriale, nessuna tara ereditaria, tre fratelli con il diploma … ritmi regolari, alimentazione sana, biblioteca di famiglia,… Eppure ero un somaro.»
Tanto premesso, ci preme tuttavia sottolineare che, se è vero che un DSA non è un problema di potenzialità intellettive, certo è che l’eventuale disturbo non va trascurato. Lo stesso Pennac, pur dandosi del “somaro”, sottolinea comunque il fatto che gli adulti della sua famiglia lo “aiutavano a fare i compiti”. Erano altri tempi e di questi disturbi si sapeva ben poco, ma certo è che gli aiuti nei compiti sono stati fondamentali per Pennac. Egli è stato “fortunato”, nel complesso, ad avere una famiglia attenta!
Ma se la famiglia e la scuola non si accorgono della presenza di un DSA in un giovane individuo, c’è il rischio concreto che la mancata diagnosi abbia un effetto nefasto sulle potenzialità intellettive di quell’individuo, in particolare su quella parte di intelligenza che da alcuni psicologi viene chiamata intelligenza emotiva. Quando questo avviene, non avviene mai in maniera diretta, ma conseguentemente al fatto che, poiché il soggetto sperimenta continuamente difficoltà ad accedere alla comprensione delle informazioni scolastiche, finisce con l’accumulare una serie di esperienze negative e di fallimento, che vanno ad accrescere il suo vissuto di incertezza, di insicurezza e di scarsa stima di sé. A questo si aggiunge di solito la paura di essere stupido e molti altri vissuti di incapacità, che andranno ad inficiare il quadro intellettivo generale, non come causa primaria, bensì come conseguenza indiretta del disturbo. Ragione per cui, nel nostro Centro, noi suggeriamo ad ogni genitore che abbia un sospetto circa le modalità di apprendimento del proprio figlio o figlia, di non esitare a contattare uno specialista dei Disturbi dell’Apprendimento.
Nel nostro Centro di bergamo il primo colloquio è gratuito: può essere di aiuto per capire se il proprio figlio o figlia ha bisogno di accertamenti o non.
Chiamateci al numero 380 341 77 48 oppure contattateci all’indirizzo info@centropsicologiaemedicina.it, spiegandoci i vostri dubbi. Vi daremo una risposta in tempi brevi o vi fisseremo un appuntamento: la prima consultazione è gratis.
Ci sono tanti tipi di dislessia?
Dare una risposta chiara ed esaustiva ad una tale domanda è davvero difficile. Tuttavia possiamo approfittarne per fare una distinzione di carattere generale che può essere utile a tutti.
Precisamente la dislessia può essere:
- Acquisita, cioè conseguente a lesioni cerebrali avvenute durante la vita (traumi cranici, incidenti cardiovascolari…);
- Evolutiva, cioè presente fin dalla nascita.
Che tipo di dislessia è quella di cui tutti parlano?
Quando sentiamo parlare di dislessia, generalmente si parla di dislessia evolutiva cioè di quel tipo di disturbo dell’apprendimento o di quell’insieme di disturbi che, per lo più, cominciano a rendersi evidenti con l’inizio della scuola elementare e che, in realtà, sono già ampiamente manifesti in certi segni e sintomi fin dalla scuola per l’infanzia.
Quali leggi tutelano i soggetti portatori di DSA?
Le leggi che segnano in modo significativo la storia dei DSA sono principalmente 3:
- La LEGGE 104/1992
- La LEGGE 53/2003
- La LEGGE 170/2010
A queste si sono aggiunti approfondimenti e aggiornamenti di varia natura, apparsi nelle forme del Decreto del Presidente della Repubblica o Ministeriale, della Direttiva MIUR, della Circolare Ministeriale, della Nota Regionale, di cui si vedano i seguenti significativi:
- DPR 24 FEBBRAIO 1994
- DM 5669/2011
- DIRETTIVA MIUR 27.12.2012
- CM 6.03.2013
- NOTA N. 2563/2013
La normativa più aggiornata, a cui ci riferiamo oggi, è dunque la legge 170 dell’8 ottobre 2010, che ha definito, con maggior chiarezza rispetto a prima, una serie di aspetti: per prima cosa ha dato le definizioni delle parole dislessia, disgrafia, disortografia e discalculia.
Secondariamente, ma con parità di importanza, ha definito le condizioni perché sia garantito il diritto all’istruzione.
Tuttavia, affinché il diritto all’istruzione non resti solo un insieme di belle parole, il Legislatore ha dato delle direttive sul fatto che deve essere favorito il successo scolastico e ridotti i disagi relazionali ed emozionali. La legge indica, pertanto, misure didattiche di supporto e una formazione adeguata per i docenti, affinché operino allo scopo di promuovere lo sviluppo delle potenzialità dei soggetti con DSA.
Prevede che i docenti adottino forme di verifica e di valutazione adeguate alle necessità formative degli studenti e che gli insegnanti vengano preparati; evidenzia la necessità che i genitori vengano sensibilizzati e si formino a loro volta, nei confronti delle problematiche legate ai DSA.
Invita pertanto docenti e genitori ad incrementare la comunicazione e la collaborazione tra famiglia, scuola e servizi sanitari, durante il percorso di istruzione e di formazione.
Evidenzia la necessità di effettuare una diagnosi precoce e adeguati percorsi didattici riabilitativi.
E assicura eguali opportunità di sviluppo delle capacità in ambito sociale e professionale.
Dà la possibilità di accedere al Servizio Sanitario Nazionale per una valutazione e/o per l’emissione della diagnosi.
Spesso tuttavia il SSN è intasato e si rischia di entrare in liste d’attesa che superano gli 8 mesi, il che significa, all’atto pratico, perdere l’ opportunità di avere adeguati strumenti dispensativi e compensativi scolastici, con l’effetto immediato di “perdere un intero anno scolastico” di lavoro didattico personalizzato. Intanto il bambino, oltre a perdere le adeguate opportunità di apprendimento dovutegli per legge, sperimenta in continuazione situazioni di fallimento e di frustrazione.
Nel nostro Centro il primo colloquio è gratuito: può essere di aiuto per capire se il proprio figlio o figlia ha bisogno di accertamenti o non. Venite a consultarci, non vi costerà nulla e ne farete tesoro per decidere liberamente cosa fare per il futuro dei vostri figli!
Chiamateci al numero 380 341 77 48 oppure contattateci all’indirizzo info@centropsicologiaemedicina.it, spiegandoci i vostri dubbi. Vi daremo una risposta in tempi brevi o vi fisseremo un appuntamento: la prima consultazione è gratis.
Che fare quando ci accorgiamo che qualcosa non va?
L’ambiente familiare può fare moltissimo fin da quando il bambino è molto piccolo.
Esiste infatti uno stretto rapporto fra abilità di lettura e scrittura e desiderio del bambino di imparare a leggere e a scrivere.
Matteo era il primo figlio e il primo nipote di due coniugi di 40 anni circa e di 4 suoceri che non vedevano l’ora di diventare nonni! Quando nacque era dislessico. Nessuno se ne accorse fino alla terza elementare, quando ormai la scrittura, in genere, è abbastanza automatizzata presso tutti i bambini. Lui scriveva ancora tutto sbilenco, lentamente, con moltissimi errori, sia relativi al grafismo che all’ortografia.
I suoi quaderni erano orribili, pieni di cancellature e di buchi e lui stesso quando qualcuno vi buttava l’occhio, d’istinto vi si sdraiava sopra, per non far vedere le pagine a nessuno. I genitori lo portarono al nostro Centro: gli facemmo una valutazione accurata e risultò disgrafico, disortografico, dislessico e discalculico. I genitori si preoccuparono al pensiero che avrebbe avuto serie difficoltà negli studi e, soprattutto temevano che perdesse la voglia di impegnarsi, visto che sembravano non esserci buoni risultati di apprendimento. Noi suggerimmo, oltre ad una serie di indicazioni psicopedagogiche, particolarmente finalizzate all’apprendimento scolastico, di comprargli dei bei libri illustrati per bambini e di leggerglieli appena possibile.
I nonni si prodigarono moltissimo in questo. Appena potevano lo portavano nelle librerie e gli lasciavano scegliere un bel libro che poi gli regalavano, in particolare i libri-giocattolo, cioè quelli che si possono leggere e con cui si può giocare; oppure lo accompagnavano nelle biblioteche per bambini della città e a teatro la domenica. In realtà scoprimmo di aver suggerito qualcosa che era già in uso in famiglia: la familiarità con i bei libri per l’infanzia. Suggerimmo di acquistare quei testi che hanno anche la riproduzione registrata in CD e la rappresentazione drammatizzata in DVD. Matteo li ascoltava sfogliando le pagine o li guardava in DVD col libro vicino. In questo modo Matteo, pur dovendo scontrarsi con la realtà dei suoi disturbi e, dunque, con una serie di misure dispensative e di strumenti compensativi, non perse mai il desiderio di imparare a leggere e a scrivere. Suggerimmo a genitori e nonni, durante l’aiuto nei compiti, di valorizzare il più possibile i progressi del bambino e di sottolineare meno gli errori.
Alcuni ovviamente andavano evidenziati, sostenendo tuttavia il bambino con frasi di apertura e di speranza: “vedrai, pian piano riuscirai meglio!”; “oggi hai fatto meglio di ieri!”; “che bravo! Stai migliorando di giorno in giorno!”.
Oggi Matteo è in seconda liceo scientifico. Usa strumenti compensativi come il computer, l’I-Pad, la calcolatrice, il traduttore automatico di vocabolario, alcuni programmi specifici per il disegno geometrico. E’ bravo e si impegna e, avendo una discreta autostima, si lancia sempre nelle discussioni di classe senza troppa paura di dire sciocchezze. Fa ancora fatica a chiedere ai professori ciò che non ha capito perché purtroppo c’è sempre qualche docente che gli risponde di “stare più attento” (!). Su richiesta della famiglia abbiamo aggiornato la diagnosi che gli avevamo fatto in terza elementare (la legge non lo prevede ma, secondo noi, vale la pena di rivalutare i soggetti con DSA quando passano dall’infanzia all’adolescenza): le prestazioni intellettive sono migliorate in tutti gli ambiti, anche perché lo stesso Matteo, in questa seconda valutazione testistica, era meno ansioso della prima volta!
Per un bambino, infatti, sapere che ciò che non riesce a fare è dovuto prevalentemente a cause esterne alla sua volontà e, soprattutto, che ha un disturbo dell’apprendimento, è assolutamente salutare e liberatorio! Una volta una bambina di 10 anni, dopo che le spiegammo perché faceva fatica in alcune materie e dopo che le dicemmo che aveva un disturbo dell’apprendimento misto, cioè che andava ad inficiare le diverse aree dell’apprendimento, fece un sospiro di sollievo e disse: “Allora non sono stupida! Finalmente so perché non riesco!”.
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Come si fa una diagnosi di dislessia?
La legge 170/2010 stabilisce che la diagnosi deve avere luogo obbligatoriamente ad opera di tre figure professionali che, contestualmente, collaborino alla produzione della Certificazione di prima Diagnosi. Questa risulta essere, pertanto, l’unica Certificazione Diagnostica valida ai fini scolastici. Le tre figure professionali d’obbligo sono: lo PSICOLOGO, il NEUROPSICHIATRA INFANTILE, il LOGOPEDISTA.
L’indagine può essere effettuata tramite il SISTEMA SANITARIO NAZIONALE (SSN) oppure tramite EQUIPES PUBBLICHE o PRIVATE accreditate presso le Asl locali.
Se l’utente decide di appoggiarsi al SSN, egli può liberamente decidere di far riferimento a qualsiasi servizio pubblico che si occupi di DSA, all’interno della propria Regione di appartenenza.
Nel nostro Centro abbiamo un’équipe privata, accreditata all’Asl, formata da 12 persone, in grado di emettere diagnosi in tempi brevi. Essa è diretta dai responsabili, Dott.ssa Camilla Nosari Psicologa Psicoterapeuta e dal Dott. Claudio Carnicelli Medico.
Nel nostro Centro il primo colloquio è gratuito: ti servirà per capire se tuo figlio o figlia ha bisogno di approfondire la valutazione diagnostica. In base a ciò che i nostri operatori rileveranno, nel caso ti suggerissero di effettuare indagini più approfondite, potrai decidere liberamente a quale centro rivolgerti per la prosecuzione degli accertamenti. In ogni caso potrai giovarti di un primo inquadramento valutativo che ti permetterà di scegliere, con cognizione di causa, il da farsi.
Chiamaci al numero 380 341 77 48 oppure contattaci all’indirizzo info@centropsicologiaemedicina.it, spiegandoci i tuoi dubbi. Ti daremo una risposta in tempi brevi o ti fisseremo un appuntamento: la prima consultazione è gratis.
Un po’ di storia degli studi sulla dislessia
I primi studi significativi sulla dislessia si sono occupati, in realtà, solo della dislessia acquisita (vedi più sopra). Essi hanno avuto luogo in Germania, Inghilterra e Francia, cioè in quelle nazioni che, a tutt’oggi, sono all’avanguardia nel campo della ricerca e dell’applicazione, sia per la dislessia acquisita, che per la dislessia evolutiva.
Il primo studio che ha messo la dislessia in relazione a lesioni cerebrali è stato un caso clinico di afasia acquisita (difficoltà e/o incapacità di parlare o di capire il significato delle parole, in seguito a traumi o altri incidenti). Da lì in poi i primi grandi studi di dislessia acquisita ed evolutiva, hanno luogo nel ventennio a cavallo tra il 1872, anno in cui il medico tedesco Berlin coniò il termine dislessia e il 1895, anno in cui, per la prima volta si parlò, in una rivista scientifica inglese, di dislessia evolutiva. Lo studioso inglese Morgan è oggi riconosciuto come il padre della dislessia evolutiva. Egli per primo descrisse il caso di un ragazzo di 14 anni che, pur non avendo alcun problema di intelligenza, non riusciva ad imparare a leggere.
Le aree di approfondimento di questi primi studi, si estesero ben presto anche sul versante della dislessia evolutiva, determinandone un incremento delle raccolte dati, della casistica descrittiva e dell’osservazione clinica.
Fino a fine ‘800 gli studi sulla dislessia erano campo esclusivo dei medici, specialmente oftalmologi e neurologi. Dall’inizio del ‘900 attirarono l’interesse anche di psicologi, sociologi ed educatori, i quali introdussero, all’interno dei loro esperimenti, nuove variabili mai considerate prima, come i fattori ambientali, educativi, familiari e psicologici che potevano avere un ruolo cruciale nelle fasi di crescita di un individuo ed essere connessi con le problematiche della dislessia.
Tuttavia le basi che hanno creato le fondamenta della nostra conoscenza attuale sulla dislessia vengono poste a partire dagli anni Settanta del secolo scorso. In questi anni si assiste al progressivo spostamento delle teorie sulla dislessia, da spiegazioni che tendevano ad attribuire la dislessia a disturbi di tipo visivo, a spiegazioni che orientano le ipotesi verso problematiche di tipo linguistico.
Tra gli anni Ottanta e Novanta poi, grazie agli studi di Margaret Snowling, psicologa inglese, viene per la prima volta trovata una relazione tra le abilità fonologiche e la memoria a breve termine dei dislessici.
Ma è solo in questi ultimi 10 anni, grazie anche all’evoluzione degli esami strumentali, che le neuroscienze hanno potuto raccogliere dati nuovi e importantissimi anche sull’anatomia e sulla fisiologia del sistema nervoso centrale dei dislessici.
Attualmente, per procedere negli studi, serve una sinergia di forze e di studiosi, provenienti da campi diversi, dalla neuropsicologia, alla neurolinguistica, alla neurobiologia, alle neuroscienze, solo per citare alcune voci, che, attraverso il confronto proveniente dai diversi ambiti di studio, possa convergere in una sintesi che aiuti a trovare cause, familiarità, fattori di rischio e tutto ciò che possa aiutare ad incrementare gli elementi applicativi, per facilitare l’accesso dei dislessici all’apprendimento e alle conoscenze e poter dare loro strumenti compensativi ottimali da utilizzare a scuola, nei compiti e nella vita.
Nel nostro Centro ci prendiamo cura di tutti coloro che sono portatori di un DSA, dei suoi familiari e della scuola. Noi ci occupiamo anche di ricerca e, se ci sono novità, ti invitiamo a conoscerle, proponendoti, a titolo gratuito, momenti di informazione.
Per la tua bambina o il tuo bambino, se hai dubbi circa eventuali sue difficoltà di apprendimento, ti suggeriamo di non perdere tempo! Nella nostra esperienza tutti i genitori che aiutano i figli nei compiti, sono generalmente bravissimi ad individuare le loro aree di difficoltà e noi valorizziamo molto queste capacità! Una mamma e un papà attenti alla propria figlia o figlio, in caso di difficoltà, quando vengono da noi, sono sempre di grande aiuto, perché sanno riferire molto bene una serie di dati che ci orientano nella diagnosi e sveltiscono la valutazione! Pertanto noi ti suggeriamo, in caso di dubbio, di non perdere altro tempo!
Vieni nel nostro Centro e parlane con noi! Il primo colloquio è gratuito: ti servirà per capire se tuo figlio o figlia ha bisogno di approfondire la valutazione diagnostica o non. In base a ciò che i nostri operatori rileveranno, nel caso ti suggerissero di effettuare indagini più approfondite, potrai decidere liberamente a quale centro rivolgerti per la prosecuzione degli accertamenti. In ogni caso potrai giovarti di un primo inquadramento valutativo che ti permetterà di scegliere meglio il da farsi.
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